San Gusmè
L'Antico Borgo di San Gusmè
Percorrendo la strada che dal centro di Castelnuovo Berardenga ci conduce al Castello di Brolio si incontra il Castello di San Gusmè. Il nome di questo castello, era in origine, San Cosma e Damiano, santi ai quali è ancora oggi dedicata la chiesa parrocchiale. Le prime notizie certe di San Gusmè ci fanno risalire all'anno 867, con il famoso atto di costituzione dell'Abbazia di San Salvatore a Fontebuona. In questo documento, si legge che Wuinigi, insieme a sua moglie Richildadona, donò al Monastero di San Salvatore alla Berardenga dei suoi possedimenti posti a Campi e Sestano, che comprendevano fra l'altro, la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Furono poi i due figli della coppia, Berardo e Ranieri, a confermare nell'881 questa donazione.
Il Castello di San Gusmè divenne successivamente, feudo di Ranieri di Ricasoli, grazie a Cristiano vescovo di Magonza e vicario imperiale nell'anno 1167. La storia ci riconduce a San Gusmè nel 1554, quando il 25 febbraio, si svolse nei pressi del castello, una sanguinosa battaglia fra senesi e truppe imperiali austro-spagnole. San Gusmè perse però ben presto la propria autonomia fino a venire annessa al Granducato di Toscana: il 2 giugno 1777 venne incorporato al comune di Castelnuovo Berardenga.
San Gusmè può considerarsi oggi, a tutti gli effetti, come uno dei più tipici borghi chiantigiani avendo perfettamente conservato la sua antica struttura, con gli archi sovrastati da stemmi, le sue case strette e le anguste stradine in salita.
Nei pressi, in cima ad una collina, un piccolo gruppo di pittoresche case coloniche e una piccola chiesa, sono tutto quello che è rimasto del paese di Campi già citato nella donazione di Wuinigi. Un po' più in basso, poco resta anche del castello di Sesta, chiamato Sestaccia, acquistato nel 1388 dal comune di Siena da Farinata e Adriano Ubertini. La fortezza, con un circuito murario a pianta ellittica, è giunta a noi in buone condizioni, non altrettanto si può dire invece per le mura che risultano scapitozzate o a malapena affioranti dal suolo. Anche del vicino castello di Cetamura già feudo dei Ricasoli, posto al di là della gola dell'Ancherona, restano purtroppo pochi elementi e fra questi il rudere della porta d'accesso. Ad est di San Gusmè, sono anche i pochi resti - incorporati in una casa colonica - di quello che doveva essere il castello detto il Palazzaccio.
San Gusmè può considerarsi oggi, a tutti gli effetti, come uno dei più tipici borghi chiantigiani avendo perfettamente conservato la sua antica struttura, con gli archi sovrastati da stemmi, le sue case strette e le anguste stradine in salita.
Nei pressi, in cima ad una collina, un piccolo gruppo di pittoresche case coloniche e una piccola chiesa, sono tutto quello che è rimasto del paese di Campi già citato nella donazione di Wuinigi. Un po' più in basso, poco resta anche del castello di Sesta, chiamato Sestaccia, acquistato nel 1388 dal comune di Siena da Farinata e Adriano Ubertini. La fortezza, con un circuito murario a pianta ellittica, è giunta a noi in buone condizioni, non altrettanto si può dire invece per le mura che risultano scapitozzate o a malapena affioranti dal suolo. Anche del vicino castello di Cetamura già feudo dei Ricasoli, posto al di là della gola dell'Ancherona, restano purtroppo pochi elementi e fra questi il rudere della porta d'accesso. Ad est di San Gusmè, sono anche i pochi resti - incorporati in una casa colonica - di quello che doveva essere il castello detto il Palazzaccio.