Pieve a Pàcina
Il termine pieve ha origine dal latino (plebs=popolo); era la chiesa principale che faceva capo ad altre chiese minori (suffraganee) che si trovavano all'interno del suo piviere. Il piviere (o plebato), rappresentava il territorio che era sotto la giurisdizione di una pieve ed assolveva compiti di carattere sia religioso che civile (come ad esempio tenere in ordine le strade).
Il periodo compreso tra il IX e il XIII secolo è quello in cui le pievi sorsero più numerose. Alcune però risalgono anche a tempi più remoti (come per esempio la pieve di Pàcina, la cui costruzione pare si possa datare addirittura al VII secolo, se non prima). All'interno di ogni piviere, la pieve era l'unica ad avere il fonte battesimale e il cimitero, così da diventare il fulcro della vita dei suoi fedeli. Il suo scopo era quello di favorire la diffusione della dottrina cristiana nelle campagne e di sopperire ai bisogni spirituali e materiali dei fedeli che vivevano lontani dalle parrocchie urbane.Era soggetta all'autorità del Vescovo. L'importanza della pieve come istituzione venne meno all'inizio del basso medioevo, con la nascita del comune rurale, il quale comportò anche un cambiamento nell'ordinamento del territorio. Le pievi sorgevano lungo le strade principali, nelle vicinanze di villaggi preesistenti, assumendo così anche una funzione di rifugio e di ristoro per pellegrini e viandanti. Un elemento fondamentale era la torre campanaria; con essa i pievani, annunciavano un pericolo o richiamavano l'attenzione dei fedeli in occasione di feste e celebrazioni solenni. Le pievi dovevavno inoltre, avere un aspetto austero ed essenziale; erano illuminate da piccole finestre ed avevano talvolta figure grottesche come ornamento. Questi elementi invitavano alla preghiera e incutevano nei fedeli il timore di Dio e dei suoi castighi.
La pieve di Pàcina è probabilmente quella pieve dedicata a Santa Maria, il cui nome appare per la prima volta nel 650 in un documento riguardante la disputa tra i due voscovadi di Siena e Arezzo per il possesso di alcune pievi. Disputa che si protasse a lungo per secoli. Fino al 1267, la pieve apparteneva ai monaci di San Salvatore della Berardenga, che l'avevano ricevuta in dote dai discendenti del conte Winigi, e alla fine del medesimo secolo la pieve era a capo di un esteso piviere che contava ben sedici chiese secondarie.
É di origine protoromanica anche se vari interventi architettonici posteriori hanno modificato la struttura originaria dell'edificio nell'aspetto e nelle dimensioni. Sua caratteristica peculiare è la torre campanaria a pianta cilindrica, che è anche la parte che ha meglio conservato la sua originaria natura. Le lontane origini si possono intuire da alcuni elementi architettonici ancor oggi visibili; come, per esempio, la superficie del muro esterno (in tutta la fiancata sinistra e a tratti anche in altre parti) che mostra una forte irregolarità anche per l'impiego di frammenti di materiali di varia natura (mattoni spezzati misti a ciottoli e pietre spaccate). La porta (ora murata) che si apriva sul lato sinistro, è incorniciata da stipiti che quasi sicuramente risalgono all'epoca in cui furono erette le mura. I fianchi della navata centrale sono decorati da un motivo di archetti pensili, a gruppi di tre. Questi sono tutti elementi che pongono la pieve di Pàcina in stretta relazione con l'architettura protoromanica lombarda dell'inizio del XI secolo. Anche la pianta, quasi quadrata, della chiesa basilicale, testimonia le sue antichissime orogini, mentre la torre campanaria, una volta isolata e contrapposta alla facciata e in seguito inglobata all'edificio, richiama lo stile architettonico protoromanico aretino. Come già accennato, molte sono state le modifiche nel corso dei secoli. Tra il XVII e il XVIII secolo, la chiesa è stata allungata nella parte anteriore, così da inglobare il campanile ed avere uno spazio da adibire a canonica. Nell'ottocento furono modificate le volte delle navate laterali, così come la facciata e il campanile. Al periodo di fine ottocento e inizio novecento poi, sembrano risalire le monofore sestiacutate che si aprono nella facciata e nei fianchi delle navate laterali. In questo secolo sono da segnalare il rifacimento in mattoni della facciata (anni'20), la demolizione della merlatura del campanile (elemento costruito successivamente e in origine inesistente) avvenuta nel 1976, il restauro della copertura (1984) e la recentissima intonacatura della facciata. La pieve di Pàcina si trova a pochissimi chilometri da Castelnuovo Berardenga lungo la strada che conduce a Pianella.
La pieve di Pàcina è probabilmente quella pieve dedicata a Santa Maria, il cui nome appare per la prima volta nel 650 in un documento riguardante la disputa tra i due voscovadi di Siena e Arezzo per il possesso di alcune pievi. Disputa che si protasse a lungo per secoli. Fino al 1267, la pieve apparteneva ai monaci di San Salvatore della Berardenga, che l'avevano ricevuta in dote dai discendenti del conte Winigi, e alla fine del medesimo secolo la pieve era a capo di un esteso piviere che contava ben sedici chiese secondarie.
É di origine protoromanica anche se vari interventi architettonici posteriori hanno modificato la struttura originaria dell'edificio nell'aspetto e nelle dimensioni. Sua caratteristica peculiare è la torre campanaria a pianta cilindrica, che è anche la parte che ha meglio conservato la sua originaria natura. Le lontane origini si possono intuire da alcuni elementi architettonici ancor oggi visibili; come, per esempio, la superficie del muro esterno (in tutta la fiancata sinistra e a tratti anche in altre parti) che mostra una forte irregolarità anche per l'impiego di frammenti di materiali di varia natura (mattoni spezzati misti a ciottoli e pietre spaccate). La porta (ora murata) che si apriva sul lato sinistro, è incorniciata da stipiti che quasi sicuramente risalgono all'epoca in cui furono erette le mura. I fianchi della navata centrale sono decorati da un motivo di archetti pensili, a gruppi di tre. Questi sono tutti elementi che pongono la pieve di Pàcina in stretta relazione con l'architettura protoromanica lombarda dell'inizio del XI secolo. Anche la pianta, quasi quadrata, della chiesa basilicale, testimonia le sue antichissime orogini, mentre la torre campanaria, una volta isolata e contrapposta alla facciata e in seguito inglobata all'edificio, richiama lo stile architettonico protoromanico aretino. Come già accennato, molte sono state le modifiche nel corso dei secoli. Tra il XVII e il XVIII secolo, la chiesa è stata allungata nella parte anteriore, così da inglobare il campanile ed avere uno spazio da adibire a canonica. Nell'ottocento furono modificate le volte delle navate laterali, così come la facciata e il campanile. Al periodo di fine ottocento e inizio novecento poi, sembrano risalire le monofore sestiacutate che si aprono nella facciata e nei fianchi delle navate laterali. In questo secolo sono da segnalare il rifacimento in mattoni della facciata (anni'20), la demolizione della merlatura del campanile (elemento costruito successivamente e in origine inesistente) avvenuta nel 1976, il restauro della copertura (1984) e la recentissima intonacatura della facciata. La pieve di Pàcina si trova a pochissimi chilometri da Castelnuovo Berardenga lungo la strada che conduce a Pianella.